venerdì 6 aprile 2012

Il poeta e il pendolo

Il pendolo rintoccò la mezza nella grande sala, la luce rossa del camino la illuminava rendendola più ospitale di quello che era nella realtà.
Il poeta si era assopito sul suo scrittoio vicino ad una finestra aperta, penna ancora alla mano, la candela consumata e quel foglio che causa un soffio di vento volò via raggiungendo il pavimento freddo.
Quel foglio invecchiato e quelle parole nere che quasi parlavano da sole.
Fuori il mare sembrava intonare un'antica melodia celtica e il pendolo faceva d'accompagno...
Di li a poco quelle parole presero vita da se...

Ormai al tramonto, con il cielo arancio intenso e il mare che si stava pian piano alzando, la giovane restava in silenzio guardando l'orizzonte infinito e le onde infrangersi contro le scogliere poco lontane.
Era vestita a festa e l'abito lungo da sera si era quasi del tutto bagnato, i capelli dorati avevano abbandonato l'acconciatura elegante ed ora erano liberi d'ondeggiare a ritmo del vento delle onde e del pendolo.
Tra le mani stringeva la sua maschera di diamanti, un ricordo della festa appena passata, chiuse gli occhi e rimase in ascolto ed in attesa.
Un pastore sulla collina alle sue spalle portò il suo bestiame verso prati più verdi e dei bambini in lontananza ridevano, forse rincorrendosi e nascondendosi tra gli alberi in fiore.

La spiaggia dove lei stava, però, era deserta.
Rimase con gli occhi chiusi, ondeggiò lievemnete la testa e intonò la canzone del marinaio che divenne uomo sognando il mare:

Un vecchio su una spiaggia
Al tramonto
Scruta l’orizzonte
Con i venti che gli investono il volto
Isola scossa dalle tempeste
Tutte le stagioni allo stesso modo
Ancoraggio non verniciato
E una nave senza nome

Mare senza un litorale per il bandito inascoltato
Egli accende il faro, luce alla fine del mondo
Mostrando la via accendendo la speranza nei cuori
Di coloro che sono di ritorno da lontano

Questa è una a lungo dimenticata
Luce alla fine del mondo
L’orizzonte piange
Le lacrime che egli ha lasciato indietro tanto tempo fa

L’albatro vola
Facendolo sognare ad occhi aperti
Del tempo prima che diventasse
Uno dei dispersi del mondo
Principessa nella torre

Bambini nei campi
La vita gli ha dato tutto
Un’isola dell’universo.
Ora il suo amore è un ricordo
Un fantasma nella nebbia
Egli sistema le vele un’ultima volta
Dicendo addio al mondo
Ancora nell’acqua
Il fondo marino lontano laggiù
Erba ancora tra i suoi piedi
E un sorriso sotto la sua fronte
Questa è una a lungo dimenticata
Luce alla fine del mondo
L’orizzonte piange
Le lacrime che egli ha lasciato indietro tanto tempo fa”

Di li a poco un gruppo di cavalli selvaggi avrebbe galoppato sul bagnoasciuga raggiungendo un bosco situato oltre la spiaggia, solo un cavallo sarebbe rimasto, il cavallo che lei stava aspettando da così tanto tempo.
Aprì gli occhi e lo vide, la maschera gli scivolò dalle mani e finì in acqua, ma lei non ci badò.
Guardava il puledro, guardava oltre il puledro, i suoi occhi si riempirono di lacrime e il suo cuore iniziò a battere come se fosse stata la prima volta, come se non avesse mai battuto sino a quel momento...

Il pendolo rintoccò l'una e il poeta fu scosso da un brivido freddo che quasi cadde dalla sua postazione d'artista.
Si svegliò dal suo sonno e raccolse velocemente il suo scritto da terra.
Aprì del tutto la finestra e fu in quel momento che li vide.
Vide il cavallo che aveva descritto sul suo foglio, vide la fanciulla con l'abito da festa e vide l'uomo che le stava prendendo le mani.
Vide tutto con i suoi occhi, non era più la sua immaginazione, ma i suoi occhi.
Li vide distintamente, li sulla spiaggia.
Vide due maschere che galleggiavano sull'acqua, vide l'uomo abbracciare la ragazza, accarezzarle i capelli mentre il mare si ingrossava sempre di più.
Sentì i loro battiti andare all'unisono e capì che la fanciulla stava attendendo solo questo.
Niente navi, niente tempeste...solo due cuori in un battito solo, costante e forte.
Il mare si stava ingrossando sempre più , la sabbia trasportata dal vento coprì la visuale dei giovani innamorati e la finestra si chiuse con un colpo secco.

Il poeta trasalì svegliandosi di soprassalto, si alzò dalla sedia, raccolse il suo scritto dal pavimento, osservò la candela ormai spenta, e la finestra semiaperta.
Guardò fuori... niente tempesta di sabbia, niente giovani innamorati, niente cavalli.
Solo il mare, le onde e quella musica celtica che risuonava in lontananza ricordando ballate in maschera, cavalcate sulla spiaggia e amori immortali.

Realtà o finzione? Basta poco per far credere ciò che non è, e nascondere ciò che è.
Basta poco per sognare ad occhi aperti e far sognare in un sogno reale.
In fondo il Sogno e la Realtà cosa sono? ...
Posso dirti che la realtà che sto vivendo adesso è quella che ho sempre Sognato e tu sei l'uomo che sorregge questo mio sogno, che lo nutre e lo rende vivo.
Si per me questo non è solo uno scritto, ma è pura realtà.

3 commenti:

  1. Accidenti, blog che dire d'atmosfera è poco!

    Scritto fantastico, in stile anglosassone, come ambienti, situazioni...

    Poi, il tuo mondo: Poe, mio preferito (banalmente?), cinema...
    Qui tornerò davvero più volte!!

    Luigi

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  2. Grazie Luigi! Purtroppo sto attraversando un periodo un po' burrascoso, quindi lo aggiorno veramente poco, ma cercherò di riempirlo il più possibile!

    Grazie ancora.

    Angel

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  3. L'ho letto due volte (stamattina ho aperto il blog proprio alla ricerca di questo post), e mi è piaciuto da morire tutte e due. Beh, che dire, sei bravissima! ^_^

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