lunedì 2 aprile 2012

L'eternità

Il vento soffiava da nord e portava con se il gelo delle montagne.
Le nuvole si muovevano lente, si trasformavano, altre scomparivano semplicemente.
In quel gelido giorno la vallata brillava e si muoveva seguendo gli sbuffi del cielo, una musica in lontananza, proveniente dai boschi, riempiva le pause di quel paesaggio... lupi, erano quelle creature a produrla.
Una melodia soave, penetrante, antica  come quella terra.
Un'aquila cantava di leggende terrene librandosi in cielo, lasciandosi trasportare dal vento, proseguendo il suo viaggio verso i monti.
Il sole con calma si stava spegnendo in quella parte di mondo, e apriva le porte alla bellezza inebriante delle tenebre, alla lucentezza della luna e allo splendore delle stelle.

Il maniero sulla scogliera dormiva ancora, tutto era buio al suo interno, assopito in sogni immortali.
No, non è il maniero che forse avete in mente.
Non vi troverete porte che cigolano, angoli bui e terrificanti. Niente cantine con mostri e soffitte con fantasmi.
Qui i lupi non ululano per farvi paura, ma cantano per darvi il benvenuto, qui i gatti non portano sventura, ma sono di buon auspicio.
Qui l'unica cosa terrificante è l'eternità.

Il sole si è spento, lasciando il cielo dipinto da sfumature rossastre.

Qualcosa si è mosso dentro il maniero. Un ombra lenta, scura.
Le finestre si aprono lasciando così entrare la vita.

Un uomo all'interno di quelle mura spoglie. Giovane in apparenza.
Si muove da una stanza all'altra aprendo le imposte e sospirando ogni volta.
Scende le scale ed entra nel salone.

Ci vollero alcuni minuti prima che la legna umida prendesse fuoco, ma dopo ciò la stanza si illuminò.
Il fuoco nel camino danzava qualcosa di orientale.
L'uomo rimase ad ammirarlo, ipnotizzato, ammaliato, rapito da quanta bellezza potesse custodire una piccola fiamma.
Un rumore improvviso lo distolse dal suo sognare e lo riportò alla realtà.
Qualcuno stava graffiando la porta d'ingresso. No, non bussando, bensì graffiando.
Nel suo sguardo guizzò una luce di speranza e a passo deciso uscì dal salone.

Intanto il fuoco continuò ad ardere ed illuminare... illuminare anche le mensole, anche i ritratti, anche le foto, anche quella foto... di quella donna bella, radiosa, giovane.

L'uomo tornò nel salotto e si guardò allo specchio.
Capelli neri, occhi giri brillanti, corporatura media, sorriso triste.
Si sistemò alla meglio la camicia bianca e i pantaloni neri... sì ora poteva andare.

Percorse quasi correndo il corridoio e spalancò la porta: "Finalmente!!! Pensavo non saresti più giunta, prego accomodati, ho preparato tutto nella veranda".

Così dicendo si avviò verso la parte sud della casa, attraversò il salotto e aprì la porta finestra che dava sulla veranda tutta in legno.

Delle candele e dei lumi ad olio erano state accuratamente posizionate intorno a dei cuscini soffici adagiati sul parquet.

Guardò il mare che ancora custodiva le pennellate calde del sole al tramonto e guardò il cielo illuminarsi pian piano da piccoli lumi d'argento.

Sospirò.

Fece accomodare la sua ospite sui cuscini soffici, l'accarezzò dolcemente e rientrò in salotto.

Si avvicinò alle mensole dove stava il ritratto della giovane donna, l'osservo nostalgico, per poi prendere un vecchio diario dalla copertina in pelle scura, logora e si diresse nuovamente verso la veranda.

L'uomo si sedette al fianco della sua ospite, aprì il diario ed iniziò a narrare:

"Vi era a principio una piccola dimora sul mare, questa era lontana da tutto ciò che un uomo potesse immaginare o volere. Infatti non vi erano negozi, ne strade, ne taverne... ma solo uno splendido mare ed un bosco poco distante. Vi erano poi due giovani innamorati che stanchi della vita cittadina, decisero di ricercare la casa perfetta... e trovarono questa piccola dimora vicina al mare, dove la notte si potevano ammirare le stelle senza problemi.
Decisero così di sistemarla e arredarla a loro piacimento. Dopo mesi di duro lavoro la piccola dimora si trasformò nella loro casa perfetta.
Vissero momenti felici e giorni difficili, insieme. La loro vita trascorreva beata.
Un giorno però qualcosa cambiò.
La giovane innamorata era stanca di restare in casa e così decise di andare a fare una lunga passeggiata per il bosco.
Quel giorno il sole splendeva alto e il cielo era di un azzurro senza nuvole.
La giovane decise così, per cambiare, di prendere il sentiero civilizzato. Quello utilizzato dai cittadini che vogliono fingere di amare la terra e percorrono quei sentieri solo per distruggerla.
Bene, così la giovane prese quel sentiero...
Intanto il suo amato la stava attendendo con ansia a casa, ma quando vide che non tornava decise di andarla a cercare, percorrendo tutte le strade da lui conosciute, arrampicandosi sugli alberi, gridando il suo nome, ma per quanto i suoi sforzi furono tanti non riuscì a trovarla.


Sconsolato si rannicchiò nei pressi di un albero, asciugandosi sudore e lacrime, quando da un cespuglio uscì un lupo tutto bianco.
Lui a principio si spaventò, ma sapeva che non doveva scappare, così cercò di farselo amico chiamandolo, allungando lentamente un braccio e aprendo la mano.
Il lupo gli si avvicinò senza esitazione e il giovane vide sul manto bianco della creatura una macchia vermiglia, fresca.
Balzò in piedi e il lupo iniziò a percorrere una strada, il giovane, senza comprendere, lo seguì.
l sentiero si aprì in una radura e lì la vide.
Corse e l'abbracciò. Gli occhi della sua amata erano aperti, terrorizzati, il suo corpo fermo, disteso a terra, sporco di fango e sangue.
Un paletto di legno le era stato conficcato nel cuore che aveva smesso di battere.
Un messaggio su un foglio rovinato, vicino al corpo: MORTE A COLORO CHE NON CURANTI VIVONO NELL'OMBRA, MORTE A COLORO CHE ABITANO EMARGINATI E SI ADDENTRANO NEI BOSCHI COME SPIRITI MALIGNI, MORTE A COLORO CHE RISPETTANO QUESTA TERRA PIU' DEL GENERE UMANO, MORTE A COLORO CHE VENERANO LA NOTTE.


Il giovane era terrorizzato, arrabbiato e si sentì tradito.
Si sentì tradito dalla sua stessa razza, dai suoi stessi simili, si sentì diverso da tutti.
Il lupo era rimasto lì, lo osservava a distanza.
Il giovane innamorato tolse il paletto dal cuore della sua amata, le chiuse gli occhi e raccolse quanti più fiori poteva, cospargendoli intorno al corpo.


Attese la notte e bruciò il corpo, piangendo, stringendo tra le mani il foglio.


Da quella notte il giovane non abbandonò più quel luogo, quei boschi, quella casa.
Iniziò ad uscire sopratutto di notte.
Sfogò la sua rabbia e placò la sua fame con i viaggiatori che avevano la sfortuna di passare per quei sentieri.


Divenne un adulatore della notte e un amante della terra.


Quel giorno firmò la sua condanna e scrisse la parola eternità sul suo petto, vicino al suo cuore."

L'uomo terminò di leggere, le lacrime scorrevano lente e silenziose.
Guardò la sua ospite, si era accoccolata sulle sue ginocchia, ma non stava dormendo. Aveva ascoltato la storia, attenta ad ogni dettaglio.

L'uomo l'accarezzò amabilmente, chiuse il diario e si alzò. Guardò le stelle e poi il mare ora divenuto scuro e amaramente sorrise.
Sospirò e disse: "Avanti, è ora di cena... a San Lorenzo la spiaggia si anima di poveri uomini speranzosi in un futuro più promettente. Probabile che qualche incauto esploratore prenda un sentiero nel bosco, dai... andiamo amica mia"

Detto questo si avviò verso l'ingresso.
La lupa, rimasta in ascolto, si alzò sulle sue quattro zampe, si stiracchiò un attimo e ravvivò il manto scuotendolo con forza per poi trottare verso il suo giovane amico.

La porta si chiuse alle loro spalle.

Il fuoco del camino continuò a danzare, la veranda rimase illuminata dalle piccole candele e i fogli del vecchio diario si mossero al vento.

In lontananza un grido, poi la quiete.

2 commenti:

  1. Ma vedete un poco se uno deve scoprire i blog per vie traverse...
    Non ho letto il racconto, per ora passo e faccio un grande in bocca al pupo! :D

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  2. Angelo!!!! Spero che lentamente prenderà forma, ora un po' per causa mia e un po' per cause esterne ancora deve ingranare.
    L'importante è iniziare no?
    Un abbraccio!

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